Il segreto del mio turbante by Nadia Ghulam Agnès Rotger

Il segreto del mio turbante by Nadia Ghulam Agnès Rotger

autore:Nadia Ghulam, Agnès Rotger [Nadia Ghulam, Agnès Rotger]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788873395645
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2012-04-09T22:00:00+00:00


La casa delle candele

DA quel giorno, il signor Khalil cominciò a salutarmi con una certa deferenza, come se io e lui condividessimo un segreto. La cosa suscitava la curiosità dei miei compagni al campo, e mi creava un forte disagio. Non volevo attirare l’attenzione, non mi piaceva che mi si ritenesse una specie di santo, e non presi mai in considerazione la proposta di andare a conoscere il suo maestro alla tariqa. Ma evidentemente il mio destino era di ritrovarmi proprio lì, dato che poco dopo, uscendo dalla moschea, mi imbattei in un vecchio compagno di lavoro, il quale fu felicissimo di vedermi e mi invitò a partecipare all’incontro nella sua tariqa. Dopo aver verificato che, pur pensandola come lui, non faceva parte del gruppo di Khalil, accettai l’invito.

Il venerdì mattina andai all’indirizzo indicatomi dall’amico: una casa in centro, fatta di fango nello stile tradizionale, apparentemente uscita intatta dalla guerra. Bussai e mi aprì un uomo sdentato e pieno di rughe.

«Buongiorno, signore. Sono Zelmai, un amico di Massud.»

«Benvenuto, Zelmai. Entra, ti prego.»

L’uomo, sfiorandomi la spalla con la mano ossuta, mi condusse lungo quelle che dovevano essere le stanze di casa sua – molto semplice – fino a una sala con la porta chiusa. L’aprì e mi fece un gesto perché lo precedessi. Strinsi gli occhi per vedere qualcosa nella penombra del locale ottenuta mediante delle tende rosse molto fitte che coprivano le finestre. Quando gli occhi si furono abituati, notai che si trattava di una sala non tanto grande, dal soffitto con le travi di legno a vista e il pavimento coperto di tappeti che un tempo dovevano essere stati belli. Alle pareti c’erano dei poster con brani di testi religiosi e, distribuite in modo strategico, scorsi quattro o cinque candele – la sola fonte di luce artificiale visibile che sgocciolavano sui moccoli di molte altre candele ormai sciolte. Forse erano ancora molli, dato che il sole era spuntato da poco e nella stanza era rimasto l’odore dolce della cera. Mi piaceva tantissimo infilare le dita nella cera quando era ancora tenera, ma non feci neanche in tempo a provarci perché appena entrai i quattro uomini che stavano seduti per terra si alzarono per salutarmi con il sorriso sulle labbra. Io conoscevo soltanto Massud, il più giovane del gruppo, ma anche gli altri mi accolsero con calore, come se ci conoscessimo da sempre. Uno dopo l’altro, mi tennero le mani tra le loro, mi diedero il benvenuto e dimostrarono di gradire la mia presenza. Per me, abituata allo stile rozzo della campagna, quel calore era commovente. Era come se fossi entrata in un altro mondo, e capii subito che mi ci sarei sentita benissimo. Provavo vergogna ricordando come ridevo con Amid della tariqa, dicendo che quelli che la frequentavano erano un branco di suonati. Non mi ero mai sentita così bene appena entrata in un posto.

Dopo le presentazioni, mi invitarono a sedermi in cerchio con loro. In silenzio, li ascoltai mentre mi spiegavano le sensazioni e le visioni avute durante le preghiere della notte.



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